venerdì 24 gennaio 2014

Il candidato sindaco

Ieri incontro pubblico del principale candidato sindaco nella città in cui risiedo.
Credo di non aver condiviso nemmeno una delle cose dette da costui... e dire che è un rappresentante del partito al quale, per bene o per male, sono più vicino (evidentemente non è così).
Tre "cose" in particolare mi hanno fatto sorridere amaramente:
1. l'America
2. l'ospedale
3. (legato al 2.) il Comune come un'azienda

1. Fa proprio ridere sentir parlare dai politici italiani, di qualsiasi taglia, quando non addirittura da rappresentanti sindacali o delle imprese, di "come fanno in America..."; oppure "sapete come fanno in America?"... e via con l'aneddoto di turno a rivelare quanto siano seri, ingegnosi e diretti gli statunitensi.
A me queste uscite fanno pensare a un tonno che dicesse agli altri tonni: "avete fame? Non sapete cosa mangiare? Non sapete come fanno le aquile?" "le aquile fanno così... piombano dal cucuzzolo della montagna e acchiappano la tartaruga vicino alle radici delle sequoie giganti", e mi vedo gli altri tonni che se la bevono contenti...!!! Esiste una distanza siderale fra Italia e America fra la concezione di cosa pubblica, libertà individuale, libertà politica, ruolo dello Stato nei servizi e nell'economia, ecc. ecc. e davvero questi nostri nemmeno si vergognano di citare continuamente l'America? Se parlassero del paese di Bengodi dove il mare è "de tocio e i monti de polenta e sai che tociade!" avrebbe lo stesso valore intellettuale dell'esempio americano.
Il ridicolo diventa clownesco quando il politicante di turno addita "il monstrum economico prodotto dall'ultraliberismo e dalla troppa deregulation". Dico io: un'obiezione del genere andrebbe bene se il liberismo in Italia stesse al 50% e negli USA al 100%... allora uno si chiederebbe: "è il caso di portare l'Italia al 75%?" Ma poiché il liberismo in Italia sta sì e no al 3% e si discute se portarlo al 5%, allora io mi chiedo che senso abbia sprecare il fiato contro gli eccessi del liberismo...

2. Il candidato: "Io credo nel forte investimento nell'ospedale, perché Padova è città di servizi avanzati e la clinica universitaria padovana attira già oggi moltissimi pazienti dalle altre aziende sanitarie nazionali, le quali poi rimborsano l'ASL padovana, creando quindi entrate. Inoltre si alimenta l'indotto..." Tutto bello, tutto bene. Solo che non è il suo ruolo. Il sindaco di una città dovrebbe occuparsi dei bisogni diretti di cittadini e imprese, non dello sviluppo industriale dei servizi e quant'altro. Non gli si chiede di avere una "strategia economica", perché ciò implica un esborso di capitali pubblici i quali devono arrivare dalle tasche dei privati e gravare sul sistema, e alimentare il pubblico sperpero e le clientele e tutto lo schifo che il sistema pubblico è in grado di produrre. Io mi chiedo: e se per caso le magnifiche sorti e progressive presenti nella "strategia economica" del sindaco dovessero rivelarsi fallimentari? Ciò non produrrebbe forse enorme nocumento per tutti...?
Ma, si dirà, un sindaco deve preoccuparsi delle infrastrutture, del "territorio". Sì, ma non deve ricamarci sopra... deve rispondere a esigenze concrete presentategli dall'industria e dai servizi, dal mondo economico privato. Non può muovere capitali in base a ciò che a lui sembra un buon investimento. Perché lui può benissimo sbagliare, ma lo faccia coi soldi suoi, non coi nostri.
Anche questo è un morbo radicato nei nostri rappresentanti eletti e nei dirigenti pubblici: si sentono strateghi, finanziatori di start up infrastrutturali, sentono su di loro l'imperativo della "visione", non ci provano nemmeno a candidarsi senza "visione". Magari avessero una vera "visione", soprattutto sui rapporti fra gli individui e fra individui e ambiente naturale/sociale/urbano. Invece la loro "visione" assomiglia molto al sogno di contabile senza fantasia e non fa che perpetuare il danno atavico.

3. Pochi individui sono ridicoli quanto un burocrate che si creda imprenditore.
Il candidato ieri: "... perché guardate che anche il Comune farà quello che potrà fare. Chi promette mari e monti senza guardare in cassa vi prende in giro. I soldi che ci sono quelli sono, il Comune sapete è come un'azienda e come fa un'azienda a migliorare i suoi bilanci? Aumentando gli investimenti che rendono oppure vendendo rami... Non c'è altra soluzione...".
Veramente ci sarebbe un'altra soluzione, benché peccaminosa che bisogna poi confessarsi come di un pensiero immondo: tagliare le spese! Ma questa terza soluzione è ovviamente esclusa in partenza, direi addirittura inconcepibile in un pubblico rappresentante. "Licenziare dipendenti pubblici" o "demansionare" o "ritabellare" gli emolumenti o azzerare le retribuzioni da posizione sono bestemmie nemmeno da pensare, figurarsi da pronunciare. In questo nostro comune di 200 mila abitanti ci sono una quarantina di dirigenti comunali che guadagnano oltre 100 mila euro l'anno e che quindi costano al comune almeno 160-180 mila euro l'anno ciascuno. Perché non iniziamo a portarli tutti a costare 120.000 € l'anno (dando loro circa 75.000 euro di lordo l'anno...)? Quanto risparmieremmo signor candidato-imprenditore? Quante aziende private hanno 40 dirigenti così costosi? E quanti dipendenti hanno queste aziende? Di più o di meno del Comune di Padova? Vengono i brividi solo a pensarci...

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