giovedì 15 settembre 2022

Meglio una civiltà più viva o una civiltà più giusta?

Prendiamo la nostra civiltà, o “società”, ormai le due cose si equivalgono visto che appare “civile” solo quanto è sufficientemente “sociale”: negli anni si affermata un’idea di giustizia che coincide esclusivamente con la tutela delle generazioni anziane. Forse a causa della carenza di guerra, grande distruttrice di chi accumula benessere, i vecchi hanno saputo accumulare tutele crescenti, che equivalgono a moneta sonante: la ricchezza mobiliare o credito, infatti, non è altro che la garanzia dei diritti acquisiti; la carta e il denaro digitalizzato sono nulla, a conti fatti, se non credito; e il credito non è altro che un diritto legalmente fruibile. Non è un caso che l’invecchiamento medio della popolazione occidentale e asiatica coincida con la crescita esponenziale del debito pubblico e privato e della massa monetaria.

Quest’enorme tutela degli adulti e degli anziani, dicevo, può considerarsi – secondo la narrativa in voga – senz’altro giusta, sebbene pochissimo vitale e anzi prossima allo zero assoluto quanto a moto intrinseco (si guardi la situazione dell’arte in Italia, Germania o Giappone: decadenza e disfacimento). È giusta perché “chi ha lavorato una vita ha diritto al proprio credito garantito”. Di qui l’enorme spesa pensionistica e la rivalutazione garantita delle pensioni; di qui le ossessioni per la sicurezza, l’ambiente, l’ordine, il silenzio; la lotta agli odori, alla chimica, all’inquinamento luminoso, alla merda dei cani su marciapiedi, ai turisti cafoni nelle città d’arte, ai monopattini elettrici senza casco, a tutto quanto insomma possa generare caos, sporcizia, al non dignitoso, a ciò che disturba la fruizione dei diritti acquisiti, l’equivalente di schiamazzi e altri turbamenti dei sensi che agitano i vecchi. Però finta, una finta lotta tutta esteriore, tutta contestuale, mai essenziale: si difende l’ambiente “per consegnarlo ai nostri figli e nipoti” ma solo nella misura in cui tale difesa non intacchi la possibilità di fruire dei propri crediti acquisiti e al confort che essi garantiscono, ambiente o meno. Per questo, nessuna lotta agli elementi di disturbo deve diventare una crociata: no alla merda sui marciapiedi, da regolamento comunale, ma sì alla possibilità per chi può permetterselo di tenere qualunque cane, non importa quanto grosso o aggressivo, o quanto inadeguato al “padrone”, e viceversa, o quanto abbandonato in solitudine per lavoro o vacanza. E, oltre che finta ossessione, tic, anche rimozione: lo schiamazzo, la furia giovanile sono relegate a bolle di tempo e spazio nei centri urbani e nelle periferie fatiscenti dove si formano baby gang attive nelle ore di riposo, negli spazi bianchi della città, negli angoli ciechi.  

E adesso i governi vogliono premiare in denaro chi fa figli, perché i giovani, che nulla hanno più e non devono disturbare, non fanno giustamente figli! Mentre forse, andrebbe abolito l’intero sistema pensionistico come lo conosciamo, per sopravvivere, le pensioni andrebbero date solo a chi ne ha bisogno per campare – bisogni primari – e non per cenare fuori; e solo nella misura in cui servono a tale scopo: quindi proporzionate non a quanto si è guadagnato e versato quando si lavorava, ma a quanto si possiede. Le pensioni andrebbero date ai giovani: andrebbe pagata loro un’integrazione fissa sullo stipendio, per convincerli a lavorare (ma già il fatto che i vecchi non potessero più mantenerli basterebbe, come incentivo); e non l’elemosina di uno sgravo fiscale o di un premio per i neonati. Insomma, servirebbe una rivoluzione copernicana nella gestione dei crediti acquisiti, per avere una civiltà forse meno giusta, secondo la narrativa odierna, ma più viva.    

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