mercoledì 24 luglio 2019

Determinismo e videogiochi

Il videogioco di strategia politico/militare, Civilization per esempio, è un buon esempio di incompletezza degli insiemi.
Il videogioco strategico pone un obiettivo finale, il punto d'arrivo di una serie di possibili mosse. Questo tipo di videogioco funziona con la stessa logica del determinismo storico: date alcune premesse, abbiamo alcune conseguenze prestabilite. Tuttavia, il gioco può riprendere dall'inizio, e le mosse, pur in un numero limitato di variabili, possono variare dando luogo a risultati altrettanto prestabiliti, ma differenti da quelli della partita precedente. Viceversa, il determinismo storico, per come si realizza tipicamente nel  materialismo storico, dovrebbe arrivare a un approdo definitivo, oltre il quale non è possibile/concepibile il fatto di "ricominciare daccapo". 
Questo fatto di poter ricominciare o meno un sistema deterministico è rivelatorio. Svela la debolezza, cioè l'incompletezza, dell'insieme di tutti gli elementi che formano il determinismo storico: non sono reali, non sono perpetui, non sono sempre e comunque applicabili, bensì relativi a una particolare "partita", alla pre-scelta di un tema storico, o di uno "stile di gioco".

L'eterno ritorno, la ciclicità storica, è un'idea affine al determinismo: muove dal presupposto che eventi analoghi si ripetano a distanza di tempo, di necessità, per cause simili e con simili conseguenze: nuove partite, con le stesse regole e poche variabili diverse, qualche tema o stile diversi. Gli storici che credono nel ripetersi delle vicende storiche, e delle personalità umane, sono inconsapevolmente deterministi, sebbene il determinismo sembri essere una caratteristica del materialismo storico, e dunque di una storia finalistica anziché ciclica... e viceversa.

La carica del determinismo ambientalista

Nello gestione dello Stato, contro la seduzione del determinismo, dovremmo ritenere che gli esiti dipendano solo dalla volontà e dal buon senso del legislatore e del governo.

Il determinismo ambientalista tuttavia non vanifica o sminuisce l'attività del legislatore, ma le sottrae ogni competenza in materia di difesa ambientale: fa della protezione dell'ambiente un tema predibattimentale, un presupposto al pari della libertà e dell'uguaglianza. Anzi, fa dipendere la libertà dei popoli dalle tutele ambientali: in assenza di una seria ed efficace politica ambientale la libertà dei popoli corre seri rischi e il determinismo diviene assoluto. [vedi J. Diamond]

A rigor di logica ogni forma di determinismo esclude qualunque altra forma di determinismo. Il determinismo ambientalista non può sussistere contemporaneamente al determinismo storico, o ad altro determinismo, ma deve in qualche modo determinarli.

martedì 16 luglio 2019

L'idea forte

Un nuovo spettro si aggira nell'occidente alle soglie della terza decade del XXI secolo.
Di sicuro uno spettro. Ma forse non molto nuovo. Che cosa accomuna Salvini in Italia, Orban in Ungheria, Bolsonaro in Brasile, Trump negli USA, Putin in Russia? C'è un gruppetto di sedicenti filosofi e osservatori, fautori di un antiglobalismo di destra, di una critica radicale alle democrazie liberali e al capitalismo avanzato, che include Steve Bannon, Alexander Dugin, Olavo de Carvalho (brasiliano), Diego Fusaro (italiano). Sono fautori, quasi tutti e in modo sorprendentemente omogeneo, di un rigetto o di una rivisitazione fantasiosa del marxismo (la cui odierna attuazione si cela, secondo loro, in ogni anfratto di qualunque organizzazione complessa attiva nel mondo contemporaneo); ostili al multiculturalismo o interculturalismo, alla cancellazione delle frontiere e a ogni altro dogma politico ed economico del mondo globalizzato. Inneggiano, pur tergiversando, al nazionalismo... ma su questo torniamo poi.
Cos'hanno da offrire?
Voglio dire: i leader che questi "pensatori" sostengono hanno il sostegno di ampi strati della popolazione. Ma non delle classi dirigenti, ad eccezione forse della sola Russia dove le classi dirigenti sono state forgiate dallo stesso Putin. Negli USA, in Italia e in tutti i paesi d'Europa la nuova destra non ha conquistato né la magistratura e gli altri alti funzionari di stato; né, se non pochissimo, i quadri; non hanno il sostegno delle autorità religiose (tranne Putin); non hanno ovviamente il sostegno della classe intellettuale e accademica (come l'avevano gli oppositori al sistema, per esempio in Italia o in Francia, negli anni Settanta); non hanno neppure, cosa più grave di tutte, il sostegno dell'industria, della finanza e del mondo economico. Questo fatto ci dice da un lato quanto è diminuito il valore persuasivo, la presa (il che significa l'autorevolezza) delle classi dirigenti sulle masse popolari. Dall'altro lato ci dice che se queste forze politiche, e i loro agitatori pensanti, desiderano rimodellare il quadro internazionale secondo nuovi disegni, devono innanzi tutto trovare una completa giustificazione culturale, un'idea forte che possa aggregare le ambizioni dei giovani, convincere le classi dirigenti economiche e amministrative della necessità di sedersi a un tavolo di trattativa per rimodellare i loro confini e le modalità di accesso ai piani alti dell'edificio sociale.

E qui siamo al punto: qual è l'idea forte?
Per il momento non c'è. Nel senso che c'è un'idea vecchia, che a suo tempo fece furore, ma che la storia e la scienza sembravano aver sepolto. E lo sapete qual è questa idea vetusta? La superiorità morale, intellettuale e in definitiva biologica dell'uomo bianco eterosessuale.
Possibile? Sì, è così.

Vari segnali vanno in questa direzione:
Il rifiuto dell'immigrazione;
L'anelito al "buon senso" comune (che assomiglia molto alla legge del più forte)
L'inneggio all'idea di impero;
La contemplazione delle origini;
La riproposizione delle radici ariane o germaniche delle civiltà classiche;
La riflessione sul diverso grado di sviluppo dei popoli nelle diverse epoche storiche, che si riflette nel fatto che tutt'oggi gli europei e i loro discendenti sono ricchi, mentre gli africani sono poveri (e descritti ancor più poveri di quanto non siano in realtà);
L'identificazione fra religione e tradizione;
Le rinnovate riflessioni su meticciato e purezza di sangue;
Più in generale un diffuso determinismo geografico e antropologico che i nuovi pensatori spacciano come valida spiegazione di tutta la realtà

[excursus] (perfino i terrapiattisti, cosa sono in fondo se non deterministi geografici radicali? Il fatto che facciano dipendere la secolarizzazione della società dalla "presunta" rotondità terrestre ne svela la profonda radice autoritaria e insensibile al libero arbitrio umano).

Il problema è che tutte queste idee, e le poche altre che i già citati pensatori riescono a proporre, sono stantie, già sentite, prive di fondamento scientifico e/o statistico. Seppure smuovono ancora alcune masse di elettori, apparentemente come le smosse il marxismo, non si basano però su un'opera cardine (come il Vangelo o il Manifesto o la Bibbia di Lutero) capace di rompere con il passato, bensì su un coacervo di teorie sorpassate e piuttosto confuse, il cui carattere di maggiore attrattiva è lo sfondo violento, direi quasi sanguinante, che esse presuppongono. Pare che dicano: un tot di sofferenza, inflitta ai deboli, agli arretrati, agli inferiori, è necessaria e anzi auspicabile, per preservare il fuoco dell'occidente. Sembra una grossa bolla. Sembra.


Destra, sinistra e codici di condotta

La polarizzazione destra/sinistra nell'occidente contemporaneo è uno strano anello ricorsivo. L'economia non vi gioca quasi più alcu...