mercoledì 12 ottobre 2022

Destra, sinistra e codici di condotta

La polarizzazione destra/sinistra nell'occidente contemporaneo è uno strano anello ricorsivo. L'economia non vi gioca quasi più alcun ruolo concreto, mentre è fortissima la contrapposizione di ordine morale.

Hegel diceva che l'azione morale è quella che rispetta gli usi e le tradizioni del tuo popolo. Questa affermazione implica due cose: 1. che il popolo di cui fai parte, con i suoi usi e tradizioni, ha un proprio codice morale; 2. che ogni popolo con usi e tradizioni ha un codice morale. 

Ora, la sinistra sostiene che ogni codice morale è lecito e quindi ogni azione umana che avviene in coerenza con gli usi e le tradizioni del popolo di riferimento del suo "attore" è un'azione morale e accettabile (nota bene: non è solo "comprensibile" e quindi "perdonabile", ma proprio sensata). 

Per alcune azioni estreme, delle quali non si possa dire a nessun costo che sono lecite - come l'infibulazione o l'infanticidio - la sinistra sosterrà, alternativamente, che tali azioni non appartengono realmente agli usi e tradizioni dei popoli cui appartengono coloro che le praticano, oppure che tali azioni hanno un significato antropologico in qualche modo radicale, estremo, connesso alla mera sopravvivenza degli individui o perfino della specie umana. Pensiamo al caso dei polinesiani che sacrificavano i giovani per mantenere stabile la popolazione su un'isola dalle risorse limitate. 

La destra invece sostiene che no, molte azioni sono e rimangono immorali, anche se tali azioni appartengono o sono coerenti con il codice di condotta di un intero popolo. 

Mi spiego meglio: osserviamo per inciso che, nel nostro contesto, se mi mettessi a inveire contro le persone omosessuali, i neri o gli ebrei sarei quasi universalmente considerato una persona immorale: chi condividesse siffatte opinioni starebbe zitto, chi le biasimasse mi sommergerebbe di insulti. Se invece mi mettessi a insultare la Chiesa Cattolica, i politici o i dipendenti comunali, quasi nessuno troverebbe ragioni valide per contraddirmi, e non sarei considerato immorale. Che c'entra questo? C'entra perché rende chiaro cosa intendiamo per codici di condotta morali: in altri contesti, cioè presso altri popoli, non andrebbe così: la religione sarebbe intoccabile, chi offendesse i funzionari pubblici potrebbe essere arrestato, le preferenze sessuali sarebbero criticabili, e perfino la discendenza da un certo popolo o da un altro. E sempre in apparente coerenza con gli usi e le tradizioni di quei popoli. 

Le idee che sembrano inaccettabili nel nostro contesto, potrebbero essere accettabili in un altro. Ecco, secondo la destra, le idee per noi inaccettabili dovrebbero essere sempre respinte in quanto immorali. Ma qui spunta un primo paradosso: una parte consistente della destra condivide le idee di popoli le cui tradizioni e usi recenti differiscono da quelli del popolo a cui la destra appartiene. 

[Per una certa sinistra, simile a una destra illuminata, a riguardo delle idee palesemente inaccettabili, a parte i due tentivi di giustificarle già detti, andrebbe trovato il motivo per cui alcuni popoli le considerano accettabili, e a tali popoli andrebbero spiegati razionalmente (o emotivamente) i loro errori.]

Fin qui, comunque, è tutto abbastanza chiaro e poco ricorsivo. Ma proprio qui comincia il bello. Sì perché la sinistra, abbiamo detto, considera potenzialmente valido ogni codice di condotta, purché si dimostri che appartiene a un popolo, anche se tende a considerare più degni di ammirazione e racconto, cioè validi e da diffondere, i codici che valorizzano la libertà individuale e l'uguaglianza (vedi l'opposizione all'infanticidio o alle mutilazioni corporali). La destra, viceversa, considera non validi i codici di condotta di altri popoli, e non riconosce valore morale alle azioni che vi si ispirano, chiunque le compia. La destra sembra quindi più integralista dell sinistra, dal momento che è saldamente legata al proprio codice morale e ostile a tutti gli altri. 

Ma c'è un ma. Un'implicazione - o piuttosto una premessa - del fatto che tutti gli altri codici di condotta sono falsi, è proprio la possibilità che un codice di condotta sia falso. Tale possibilità implica che, per quanto possa sembrarmi inaccettabile se fossi di destra, anche il mio codice di condotta potrebbe rivelarsi falso. E infatti lo è! La destra non accetta la maggior parte del codice di condotta accettato e promosso dalla sinistra nell'occidente in cui avviene la polarizzazione destra/sinistra. Alcuni diritti acquisiti, che la sinistra considera parte degli usi e tradizioni dei suoi popoli, come il diritto all'aborto, all'imposizione di tasse, al matrimonio omosessuale, eccetera, sono invisi alla destra che vorrebbe espungerli dal codice di condotta che essa stessa si trova a utilizzare (o a subire).

Più in generale, la possibilità che il proprio codice di condotta sia falso, concepibile solo da chi è in grado di attribuire la caratteristica di errore a un codice di condotta, insinua un certo scetticismo nell'adepto della destra, nei confronti dell'idea stessa di un codice morale. Lo scetticismo di destra destituisce di validità la stessa asserzione di Hegel che ho riportato all'inizio e che alla destra sarebbe potuta piacere, in altre circostanze (per esempio qualora fosse assodato che alcuni popoli sono superiori ad altri...): può darsi, per questa destra, che "morale" non sia proprio ciò che appartiene agli usi e costumi del mio popolo.

Viceversa, per l'adepto di sinistra quasi tutti i codici morali di altri popoli sono validi, come ho già ripetuto. A chi crede che ciò sia vero, si spalanca l'eventualità vertiginosa di un nuovo e "strano" integralismo hegeliano, per così dire, in base al quale nessun codice morale può contenere falsità, ingiustizie o soprusi. Se così fosse, nessuno dovrebbe mettere in discussione il propro codice morale, neppure qualora la messa in discussione si verificasse per l'avvenuta adesione a un diverso codice morale, un'azione quest'ultima assimilabila all'acculturazione forzata (se subìta) o all'appropriazione culturale (se imposta), due fenomeni molto invisi alla sinistra. In altre parole, ecco che l'adepto di sinistra è un integralista consevatore intollerante, per il quale è meglio che nulla cambi, mentre l'adepto di destra è uno scettico, rivoluzionario e tollerante, deciso a cambiare le cose... Non proprio la sinistra e la destra che immaginavamo.

Si potrebbe obiettare che la sinistra, in realtà, accetti tutti e solo i codici morali che ammettono l'esistenza di altri codici morali (il che è in parte vero, ma non del tutto), mentre la destra accetti solo l'esistenza di un codice morale che non ne ammetta altri. Ma ricadremmo in uno strano anello simile a quello già descritto: se ammetto solo la validità dei codici tolleranti, divento un integralista della tolleranza e come tale potrei rigettare qualunque codice non contega abbastanza tolleranza. Nel caso estremo tutti i codici dovrebbero contenere solo la tolleranza, sarebbero tutti ugualmente e formalmente accettabili, e quindi da accettare, anche se nessuno potrebbe sembrare valido. In altre parole, diventerei molto esigente con tutti i codici morali, incluso il mio, al punto di uniformarli e destituirli di validità/verità. Se invece affermo che solo un codice morale intollerante verso tutti gli altri è valido, mi lascio aperta la possibilità che vi sia, forse, un codice morale più valido del mio, o rispetto al quale il mio potrebbe rivelarsi falso, e anche nel caso in cui tale codice alieno mi risultasse inaccettabile. Continuerei ad ammettere l'esistenza della verità.    

  

 

giovedì 15 settembre 2022

Meglio una civiltà più viva o una civiltà più giusta?

Prendiamo la nostra civiltà, o “società”, ormai le due cose si equivalgono visto che appare “civile” solo quanto è sufficientemente “sociale”: negli anni si affermata un’idea di giustizia che coincide esclusivamente con la tutela delle generazioni anziane. Forse a causa della carenza di guerra, grande distruttrice di chi accumula benessere, i vecchi hanno saputo accumulare tutele crescenti, che equivalgono a moneta sonante: la ricchezza mobiliare o credito, infatti, non è altro che la garanzia dei diritti acquisiti; la carta e il denaro digitalizzato sono nulla, a conti fatti, se non credito; e il credito non è altro che un diritto legalmente fruibile. Non è un caso che l’invecchiamento medio della popolazione occidentale e asiatica coincida con la crescita esponenziale del debito pubblico e privato e della massa monetaria.

Quest’enorme tutela degli adulti e degli anziani, dicevo, può considerarsi – secondo la narrativa in voga – senz’altro giusta, sebbene pochissimo vitale e anzi prossima allo zero assoluto quanto a moto intrinseco (si guardi la situazione dell’arte in Italia, Germania o Giappone: decadenza e disfacimento). È giusta perché “chi ha lavorato una vita ha diritto al proprio credito garantito”. Di qui l’enorme spesa pensionistica e la rivalutazione garantita delle pensioni; di qui le ossessioni per la sicurezza, l’ambiente, l’ordine, il silenzio; la lotta agli odori, alla chimica, all’inquinamento luminoso, alla merda dei cani su marciapiedi, ai turisti cafoni nelle città d’arte, ai monopattini elettrici senza casco, a tutto quanto insomma possa generare caos, sporcizia, al non dignitoso, a ciò che disturba la fruizione dei diritti acquisiti, l’equivalente di schiamazzi e altri turbamenti dei sensi che agitano i vecchi. Però finta, una finta lotta tutta esteriore, tutta contestuale, mai essenziale: si difende l’ambiente “per consegnarlo ai nostri figli e nipoti” ma solo nella misura in cui tale difesa non intacchi la possibilità di fruire dei propri crediti acquisiti e al confort che essi garantiscono, ambiente o meno. Per questo, nessuna lotta agli elementi di disturbo deve diventare una crociata: no alla merda sui marciapiedi, da regolamento comunale, ma sì alla possibilità per chi può permetterselo di tenere qualunque cane, non importa quanto grosso o aggressivo, o quanto inadeguato al “padrone”, e viceversa, o quanto abbandonato in solitudine per lavoro o vacanza. E, oltre che finta ossessione, tic, anche rimozione: lo schiamazzo, la furia giovanile sono relegate a bolle di tempo e spazio nei centri urbani e nelle periferie fatiscenti dove si formano baby gang attive nelle ore di riposo, negli spazi bianchi della città, negli angoli ciechi.  

E adesso i governi vogliono premiare in denaro chi fa figli, perché i giovani, che nulla hanno più e non devono disturbare, non fanno giustamente figli! Mentre forse, andrebbe abolito l’intero sistema pensionistico come lo conosciamo, per sopravvivere, le pensioni andrebbero date solo a chi ne ha bisogno per campare – bisogni primari – e non per cenare fuori; e solo nella misura in cui servono a tale scopo: quindi proporzionate non a quanto si è guadagnato e versato quando si lavorava, ma a quanto si possiede. Le pensioni andrebbero date ai giovani: andrebbe pagata loro un’integrazione fissa sullo stipendio, per convincerli a lavorare (ma già il fatto che i vecchi non potessero più mantenerli basterebbe, come incentivo); e non l’elemosina di uno sgravo fiscale o di un premio per i neonati. Insomma, servirebbe una rivoluzione copernicana nella gestione dei crediti acquisiti, per avere una civiltà forse meno giusta, secondo la narrativa odierna, ma più viva.    

venerdì 19 agosto 2022

Prezzo del gas e strategia russa

La Russia ha collocato il gas naturale al di fuori della legge della domanda e dell'offerta. In uno scenario normale, cioè regolato dalla legge della domanda e dell'offerta, all'aumento del prezzo del bene richiesto dovrebbe corrispondere un aumento dell'offerta perché i venditori dovrebbero approfittare del prezzo aumentato e massimizzare i profitti.


Viceversa, all'aumento del prezzo la Russia riduce ulteriorimente l'offerta provocando un ulteriore incremento del prezzo del gas. 
Ora, visto che sul lato dell'offerta il mercato è manipolato, e posto che il gas naturale rimanga un bene sul mercato, come reagirà il sistema della domanda e dell'offerta per mantenere l'equilibrio che è il suo "motore razionale"? Potrà ovviamente lavorare solo sul lato della domanda: la domanda dovrà ridursi fino a compensare la riduzione dell'offerta: se sul breve periodo la domanda non può calare velocemente, perché è alimentata da processi industriali impossibili da fermare di punto in bianco, sul medio-lungo periodo (3-5 anni) la riduzione della domanda potrà essere drastica, massiccia e soprattutto irreversibile. I compratori troveranno il gas nel proprio sottosuolo, oppure smetteranno di usarlo per rivolgersi ad altre fonti energetiche.

Si dice spesso che la legge della domanda e dell'offerta non tiene conto delle scelte irrazionali. Ma qui siamo di fronte a una scelta deliberata e razionale: l'obiettivo è far salire il prezzo del gas per mettere in difficoltà i compratori. (Si potrebbe obbiettare che le uniche scelte irrazionali sono le scelte consapevoli e razionali, essendo le scelte inconsapevoli perfettamente predeterminabili).

Dovremmo chiederci perché la Russia agisca così, apparentemente, contro i propri interessi di medio e lungo termine. Possiamo fare varie ipotesi:
1. perché ha un bisogno estremo di forzare la situazione, dettato dal fatto che sta vivendo una crisi economica - e forse politico-sociale - molto più grave di quanto voglia far credere. In altre parole sta cercando in tutti i modi di far ridurre o cessare le sanzioni economiche contro di lei in modo da poter spendere il denaro incamerato dalla vendita del gas per acquistare ciò di cui ha bisogno. Se questa è la spiegazione, significa che la Russia è in una situazione di enorme debolezza strutturale che forse non consentirà all'attuale governo di sopravvivere altri 3-5 anni.
2. perché ritiene che la situazione presente durerà ancora pochissime settimane o pochissimi mesi: così pochi da non mettere a rischio in modo irreversibile la domanda del suo gas. Questa mi sembrava la strategia iniziale, valida fino all'inizio dell'estate 2022. E' oggi contraddetta dal fatto che Gazprom minacci un inverno freddo all'Europa: è un modo per accelerare l'irreversibilità della crisi di domanda. 
3. perché ritiene, al contrario che nell'ipotesi 2, che la guerra proseguirà ancora molto a lungo e anzi si estenderà ad altri paesi europei, e quindi intende privare i futuri nemici, fin da subito, di qualunque vantaggio materiale, per renderli vulnerabili a un attacco che potrebbe essere imminente. In tal caso il flusso di gas dalla Russia dovrebbe interrompesi del tutto molto presto. 

Delle tre prospettive, la prima sembra di gran lunga la più plausibile. Ma se l'ipotesi corretta è la prima, allora l'irreversibilità del crollo della domanda dovebbe essere la principale preoccupazione russa al momento. Per non rivelare l'enorme debolezza russa, e l'inevitabile sconfitta che ne seguirà, la ripresa del flusso di gas dalla Russia dovrebbe apparire abbastanza plausibile da indurre i compratori a ritenere poco conveniente una rinuncia strutturale al gas russo (visto che tale rinuncia ha comunque altissimi costi infrastrutturali). In caso contrario, la Russia può vincere solo se l'Europa rinuncia alle sanzioni. E quanto può durare la strategia risultante dall'ipotesi 1 prima di dover essere necessariamente sostituita perché inefficace?
Ma le ipotesi 2 e 3 sono davvero implausibili? L'ipotesi 3 non è già l'esito del ragionamento appena fatto da noi sull'ipotesi 1? In altre parole, se la Russia avesse già previsto la sconfitta, non starebbe preparandosi ad allargare il conflitto? Chissà...

giovedì 30 giugno 2022

Difesa militare e identità di gruppo

L'espressione "civiltà occidentale" è cara agli studiosi di geopolitica (o invisa, ma pur sempre rilevante). Dovendo definire chi ne fa parte includeremmo di sicuro gli Stati Uniti (prima ancora di qualunque paese europeo) e il Canada, l'Europa occidentale, con Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia più altri paesi "minori" (anche se importantissimi culturalmente, come l'Austria, il Portogallo e la Grecia). Con diversa sfumatura rientrerebbero fra gli occidentali anche la Ceca, la Polonia, l'Ungheria e la Romania, e piccoli paesi confinanti con questi. Poi, fuori dell'Europa, sono senz'altro civiltà occidentale l'Australia e la Nuova Zelanda, anche se geograficamente remoti. Restano invece in un limbo non del tutto occidentale tutto il sudameric e il Sudafrica, dove l'acculturazione occidentale non è riuscita (pur avendo tentato) a cancellare dalla storia le civiltà indigene (come gli USA con gli indiani d'America), ma si è invece mischiata ad esse (Sudamerica) o ne è sopravanzata numericamente (Sudafrica).
L'Atlantico del nord è la zona "core" della cività occidentale: un "core" acquatico molto appropriato, sia perché la civiltà occidentale si è imposta per mare, sia perché anche l'occidente australe - Australia e Nuova Zelanda - sono una zona oceanica, più che continentale.
Ma quello che mi preme evidenziare è che la principale organizzazione intergovernativa che riunisce gli Stati protagonisti della civiltà occidentale è un'organizzazone militare, e cioè la NATO. Mi sembra significativo che le diverse anime della civiltà occidentale, peraltro in competizione fra loro quanto a industria e commercio, siano disposte a collaborare solo in ambito difensivo. Come se le armi e la guerra difensiva fossero l'unico terreno sicuro di collaborazione per l'identità culturale di gruppo. Alla fine, le armi servono sempre e soprattutto per difendere la stessa cosa: l'identità culturale di chi le impugna. Solo per difendere questa identità, gli Stati sono disposti a cedere la propria sovranità militare.  

Ovviamente ci sono delle eccezioni (1), e non è sempre stato così (2).
(1) Le eccezioni sono l'Australia e la Nuova Zelanda, che appaiono remote dalla NATO, sebbene esigue numericamente. In realtà hanno stretti legami militari con gli Stati Uniti e con diversi paesi europei (la Francia in primis, molto presente nel Pacifico), al punto che potremmo definirli due avamposti della NATO all'altro capo dell'Atlantico settentrionale.   
Un'altra eccezione è la Turchia: non fa parte della civiltà occidentale - almeno non del tutto (anche se l'impero bizantino fu impero romano) - ma fa parte della NATO. In realà è entrata nella NATO sull'onda della forte secolarizzazione imposta al paese dalle sue classi dirigenti dalla fine della prima guerra mondiale alla fine del XX secolo. Una secolarizzazione del tutto volta a occidentalizzare il paese. Oggi, per contro, il paese sembra rinnegare la secolarizzazione, e con essa l'occidente... ma si tratta perlopiù di una posa: anzi, proprio la manifesta determinazione di Erdogan a rimanere nella NATO, determinazione problematica per alcuni altri membri dell'organizzazione, rivela che l'atteggiamento antioccidentale è una posa studiata, con scopi elettorali. Erdogan deve aver capito che il rifiuto della secolarizzazione potrebbe essere realizzato solo uscendo dall'alleanza atlantica. Sì, sembra impossibile, ma la Turchia cede una parte della propria sovranità militare per difendere i valori della civiltà occidentale... Un'altra eccezione, complicatissima, sono gli USA, che in quanto capi dell'alleanza, sembrano non cederle nulla. Ma è davvero così? In realtà è sul lato dei moventi e dei casus belli che gli USA devono cedere una parte della propria sovranità ideologica. E la cedono alla civiltà occidentale. 

(2) Inoltre, non è sempre stato così, si diceva: cioè difesa militare e identità culturale occidentale corrispondono solo dalla fine della seconda guerra mondiale in poi. In realtà, prima del 1945 la civiltà occidentale non esisteva se non nella teorizzazione di filosofi e politologi inglesi e tedeschi. Così, un'opera come il "Tramonto dell'occidente" di Splengler si riferirebbe alla fine di qualcosa che di fatto non era ancora sorto: in realtà la struttura militare e politica dell'occidente - qual è la NATO - nasce solo dopo la fine dell'espansione mondiale - o, altrimenti detta, la "vitalità culturale" - dell'occidente stesso. Ogni azione di espansione occidentale dopo il 1945 - di inglesi e francesi in Africa, degli statunitensi in Sudamerica, in Africa o in medio Oriente - è di fatto vissuta e descritta da chi la subisce, come dagli avversar o dai non allineati, come azione di conquista militare e non di supproto economico né di "civilizzazione", malgrado le insistenze americane sull'esportazione della democrazia e l'affermazione dei diritti umani.  
Quindi, l'esistenza della NATO certifica la fine della forza culturale propulsiva dell'occidente e ne fa un unico impero a guida nordamericana. L'uscita dalla NATO significherebbe, oggi, l'uscita dalla civiltà occidentale, cioè una rinuncia culturale e identitaria radicale.

giovedì 9 giugno 2022

L'iperinflazione contro il debito pubblico

Perchè nessuno dice che l'iperinflazione può aiutare a ridurre il rapporto debito/pil (purché la spesa pubblica si adegui all'inflazione molto lentamente)? Il debito infatti dovrebbe "restringersi" rispetto al pil proprio nella misura in cui il denaro perde potere d'acquisto. Se però la spesa pubblica dovrebbe parallelamente espandersi, per compensare l'inflazione, l'effetto positivo sul debito svanirebbe...

domenica 5 giugno 2022

Le liste di proscrizione del Corriere della Sera

Dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina alcuni grandi quotidiani italiani, segnatamente il Corriere della Sera, hanno adottato una linea decisamente intollerante e sbeffeggiante nei confronti di qualunque opinione non perfettamente allineata con il dettato governativo. Che il Corriere fosse una giornale filotecnocratico si sa da sempre: ma un conto è esserlo in materia economica e in politica interna; altro conto è in politica estera, dove agli interessi dei gruppi interni al paese si sommano i diritti dei popoli, la scelta fra la guerra e la pace, il buon nome del paese, la libertà di informazione e in definitiva il futuro del mondo intero.

Infastidito da questa linea - non perché, sia chiaro, non si lecita, ma perché troppo netta, priva di spirito critico - già il mese scorso ho provato ad annullare il mio abbonamento digitale mensile al Corriere (€ 4,00). Occorre farsi chiamare da loro per farlo (!?). Mi chiama una tizia molto gentile che mi chiede se desidero rimanere abbonato a € 2,5 al mese. Visto che annullo l'abbonamento per ragioni ideologiche, sarei tentato di dire di no. Poi però penso che comunque gliela sto facendo pagare 1,5 € al mese, questa linea estera non condivisibile, e che comunque è utile tenersi aggiornati sul pensiero filotecnocratico al potere. Quindi accetto l'abbonamento a tariffa ridotta. 

(Il nuovo abbonamento a tariffa ridotta funziona peggio del precedente, perché c'è molta pubblicità invasiva. Tra l'altro ho chiamato due giorni dopo aver pagato € 4,00 di rinnovo; mi hanno addebitato altri € 2,5 e mi han fatto partire il nuovo abbonamento con la pubblicità invasiva nel mese in cui avevo pagato i quattro euro... comunque).

Oggi però hanno dato il peggio: il Corriere si apre su un "dossier" del Copasir commentato a cura di Guerzoni e Sarzanini, che reca una lista di "influencer" prorussi attivi su diversi canali on-line e offline. La lista appare a tutti gli effetti come un documento di auspicata proscrizione. Inoltre non si vede proprio quale sia la notizia. Alcuni nomi, una minoranza, sono personaggi "pubblici" relativamente noti per la presenza in televisione: le loro idee erano già note a chi guarda la tv o legge qualche giornale. Molti altri nomi, di politici, giornalisti freelance o semplici cultori della materia storico-geografica sono assolutamente non pubblici, non riconducibili, da parte di un lettore qualunque, a un volto particolare: ebbene il Corriere provvede a fornire le foto in formato segnaletico di tutti costoro indicandoli come filoputiniani. 

Mi sembra veramente che abbiano passato il segno. Ho chiesto nuovamente l'annullamento dell'abbonamento. E questa volta andrò fino in fondo...

mercoledì 27 aprile 2022

Geopolitica alle masse

 Fino a pochi decenni fa, ha scritto Manlio Graziano, chi avesse nominato la "geopolitica" sarebbe stato sbrigativamente assegnato a uno schieramento qualunque di estrema destra. Oggi non è più così e la parola geopolitica è sdoganata, anche per merito di riviste di settore come Limes che hanno scommesso su argomenti apparentemente esausti, in seguito alla fine della guerra fredda: le relazioni internazionali, il fattore umano dei popoli, la storia dei confini, e così via. Oggi esistono perfino "corsi" in geopolitica. 

Con la guerra in Ucraina Limes e la geopolitica sono saliti ancora più in alto: da argomenti sdoganati ma pur sempre rivolti a un pubblico affezionato, i ragionamenti geopolitici sono approdati in televisione nelle persone di Caracciolo e del suo giovane padawan Fabbri. Ora, per restare nella metafora cinematografica, la geopolitica è un po' come la forza: ha un lato oscuro. Questo lato oscuro ha pure un nome: si chiama determinismo geostorico. Va da se che il lato oscuro della geopolitica, come in ogni disciplina umana che si rispetti, è ben noto nella cerchia degli iniziati, che sono bene attenti, fra di loro, a segnalarne la presenza, lo sfondo, quando è una presenza neutrale, oppure il rischio, quando un intero ragionamento ne appare permeato.

Fra i non iniziati le cose funzionano diversamente...    

venerdì 4 marzo 2022

Filosofi contro il popolo

Gli statunitensi invadono un altro paese per la libertà e dichiarandosi i paladini del bene. I russi invadono un altro paese perché "storicamente" hanno un diritto - culturale, legale, geografico - su quel paese. Le motivazioni americane sono banali, popolari, quelle russe sono intellettuali, elaborate. Anche per questo molti intellettuali italiani sono sprezzanti con gli americani, ma tolleranti, se non addirittura benevoli, con i russi: vedi Donatella di Cesare o Luciano Canfora, per non parlare di chi prudentemente si tace ma la pensa come loro... L'invasione dell'Ucraina è una variante molto concreta della prevaricazione strutturale delle classi istruite sulle classi popolari: il letterato che compatisce il ragioniere, il filosofo che, stanco della mollezza liberale, prende finalmente a schiaffi (...a pugnalate, diciamo) il consulente d'immagine; lo zelante studioso di un testo sacro che sputa alla ragazzina dalla gonna troppo corta, e via dicendo... fra i benpensanti può farci una brutta figura, ma trova immancabilmente difensori. 

giovedì 17 febbraio 2022

Sul conformismo dei giornali

Un'ulteriore conseguenza della mole di notizie false o tendenziose rovesciata on-line - soprattutto in fase di pandemia - consiste nel relegare le grandi testate giornalistiche su posizioni sempre più conformiste. Un tempo i giornali convogliavano e davano voce a un minimo di dissenso, a un minimo scarto dai punti di vista ovvii e asseverati da molti rispettabili osservatori e analisti. Oggi è impossibile, perché il dissenso è tutto convogliato altrove e i grandi giornali non ne fanno verbo, se non per denigrare la mancanza di controllo sui mezzi che lo veicolano. Non possono rischiare di sembrare altro da quello che sono; per non sembrare cioè aggregatori di notizie o perfino social media. 

lunedì 14 febbraio 2022

Demografia e nazionalismi

"Nazionalisti ma non esclusivi", questa la grande sfida degli Stati Uniti, l'eterna sfida. I paesi nazionalisti hanno una spinta demografica che manca ai paesi semplicemente "identitari", come il Giappone. Il nazionalismo dovrebbe portare con se, pare necessariamente, l'esclusività, cioè il ripudio per chi non appartiene alla nazione. Ma il nazionalismo americano è su base idealistica - libertà, individualismo - e non su base etnica-storica-religiosa (e nemmeno linguistica), com'è invece il principio identitario giapponese. Per sperare in una ripresa demografica, il Giappone - ma anche i paesi europei (soprattutto Italia e Germania) - dovrebbero rifondare il proprio principio identitario su basi idealistiche e non più culturali, storiche o religiose. (L'unico grande paese europeo con basi identitarie idealistiche è la Francia.)

giovedì 16 settembre 2021

Sesso e bellezza

Il sesso e la bellezza fisica appartengono rispettivamente ai domini della mente e del corpo. Questi risultano in fin dei conti inseparabili, ma sono anche analizzabili come se fossero entità separate, attorno alle quali è possibile costruire paradigmi culturali incommensurabili. Lo stesso si può dire di sesso e bellezza, appaiono uniti nella misura in cui il sesso fa emergere una certa bellezza nascosta anche in chi non è generalmente considerato bello o bella; e la bellezza suggerisce alla mente l'opportunità del sesso. Ma sono al tempo stesso collocabili in colonne di contrari contrapposte: la bellezza pertiene al corpo, alla natura, alla fisica, alla scienza e all'arte; il sesso è il campo della mente, della religione e della fede, del governo, dell'economia e della cultura. Il che spiega perché, paradossalmente, l'estrema bellezza non è necessariamente un vantaggio in termini sessuali, anzi può rivelarsi un ostacolo, come più di qualcuno ha constatato.  

Destra, sinistra e codici di condotta

La polarizzazione destra/sinistra nell'occidente contemporaneo è uno strano anello ricorsivo. L'economia non vi gioca quasi più alcu...