Fino a pochi decenni fa, ha scritto Manlio Graziano, chi avesse nominato la "geopolitica" sarebbe stato sbrigativamente assegnato a uno schieramento qualunque di estrema destra. Oggi non è più così e la parola geopolitica è sdoganata, anche per merito di riviste di settore come Limes che hanno scommesso su argomenti apparentemente esausti, in seguito alla fine della guerra fredda: le relazioni internazionali, il fattore umano dei popoli, la storia dei confini, e così via. Oggi esistono perfino "corsi" in geopolitica.
Con la guerra in Ucraina Limes e la geopolitica sono saliti ancora più in alto: da argomenti sdoganati ma pur sempre rivolti a un pubblico affezionato, i ragionamenti geopolitici sono approdati in televisione nelle persone di Caracciolo e del suo giovane padawan Fabbri. Ora, per restare nella metafora cinematografica, la geopolitica è un po' come la forza: ha un lato oscuro. Questo lato oscuro ha pure un nome: si chiama determinismo geostorico. Va da se che il lato oscuro della geopolitica, come in ogni disciplina umana che si rispetti, è ben noto nella cerchia degli iniziati, che sono bene attenti, fra di loro, a segnalarne la presenza, lo sfondo, quando è una presenza neutrale, oppure il rischio, quando un intero ragionamento ne appare permeato.
Fra i non iniziati le cose funzionano diversamente...
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