giovedì 3 settembre 2015

Se lo Stato va in utile...

Tempo fa, all'inizio di questo blog, scrivevo che un giorno potrebbe essere lo Stato a versare un "obolo" ai cittadini, anziché richiederlo sotto forma di tasse. Qualcosa del genere avviene già nei paesi esportatori di petrolio; avviene anche indirettamente attraverso il pubblico impiego. I limiti di questi due sistemi sono ben visibili: nei paesi esportatori di petrolio il fatto che la disponibilità dell'obolo dipenda interamente dalla possibilità di piazzare il petrolio all'estero; nel pubblico impiego nel fatto che l'obolo pubblico finisca nelle tasche di una fetta minoritaria della popolazione, la quale ha ogni interesse a rimanere tale.
La mia idea invece è che lo stato, con l'insieme dei servizi che produce, divenga una vera e propria società mirante a piazzare i suoi servizi sul mercato. Lo Stato dovrebbe incassare quanto serve al suo mantenimento dalla vendita dei suoi servizi e altresì ricavare un utile che possa essere ridistribuito ai cittadini, a tutti, sulla base del loro reddito. Ovviamente questo stato non dovrebbe incassare tasse ma potrebbe far pagare i servizi erogati il loro vero valore.  Lo so, mi si dirà che prima era così e gli Stati contemporanei esistono proprio per fare ciò che io nego loro. Ma i tempi sono cambiati da allora, soprattutto nei paesi in cui esiste una classe media. Non si trascuri il fatto, poi, che esistono diversi modi per consentire anche a chi non possiede mezzi, di usufruire dei servizi che lo stato farebbe pagare: attraverso il debito o attraverso la stampa di denaro per coloro che ne abbisognano.
L'importante sarebbe rovesciare la partita: creare uno stato il cui governo non sia più giudicato da quanto riesce a ridurre il prelievo, ma da quanto riesce a incrementare l'obolo.

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